La quantità di rifiuti in plastica che stiamo producendo è in costante aumento e le principali organizzazioni che si occupano di ambiente, più volte hanno lanciato il grido d’allarme che è necessario invertire la rotta sull’uso della plastica che stiamo facendo.
In particolar modo ognuno di noi produce un’enorme quantità di plastica per uso alimentare, con una produzione che anno dopo anno sta aumentando. I prodotti alimentari vengono sempre di più proposti ai clienti nei supermarket con packaging accattivanti fatti di plastica. Di pari passo, nei paesi occidentali, il consumo di pasti fuori casa è in forte crescita con un numero sempre maggiore di persone che per lavoro e svago mangia fuori della mura domestiche più volte alla settimana. Anche in questo caso, il consumo di materie plastiche è in aumento con l’uso di piatti, bicchieri, posate, bottiglie, confezioni.
Ci rendiamo conto di quanta plastica usiamo ogni giorno facendo la raccolta differenziata con il sistema del porta a porta. In alcune zone d’Italia, la raccolta della plastica rientra nel cosiddetto multimateriale, con i netturbini che raccolgono il rifiuto un giorno alla settimana. Si rimane stupiti ogni volta della quantità raccolta. Subito dopo aver consegnato il rifiuto di una settimana, si ricomincia dopo il primo pasto nuovamente a riempire questo bidone dei rifiuti…
Il multimateriale raccoglie gli imballaggi di cosa mangiamo e beviamo. Plastica, vetro, metalli, tetrapack, polistirolo, confezioni varie (formaggi, salumi, pasta, verdura, frutta).
In una famiglia di 4 persone si possono produrre 0,22 metri cubi di multimateriale, che se moltiplicato per le 52 settimane di un anno, fanno circa 12 metri cubi di rifiuto (si intende rifiuto non compresso, all’interno dell’abitazione).
Non sembra un modo saggio di vivere, come conferma anche il WWF nel suo Report sulla plastica, dove viene evidenziato che in Italia la produzione pro-capite di “plastica” sarebbe in media di 1 chilogrammo a persona ogni 5 giorni, quindi 1,4 kg se rapportato alla settimana con cui si fa la raccolta (Report WWF 2009 – Responsabilità e rendicontazione le chiavi per risolvere l’inquinamento da plastica).
Se prendiamo sempre i dati di una famiglia campione composta da quattro persone tra adulti e bambini, secondo il dato del WWF, la nostra produzione sarebbe di 73 kg a testa all’anno, per una produzione di 292 kg di plastica per la famiglia.
In una famiglia campione esaminata di quattro persone, la produzione di rifiuto domestico in multimateriale, è stato in media di circa 1,5 kg a testa. Un valore leggermente più alto del dato rilevato dal WWF, riferito però alla raccolta del multimateriale, che non contiene solo prodotti di plastica, ma anche altri imballaggi quale metallo, vetro e polistirolo.
Per i consumi di plastica di un cittadino, interessante è il dato che viene fornito dal Gruppo Hera, multiutility italiana che nel settore dei rifiuti coinvolge 3,1 milioni di abitanti nel centro-nord Italia. Nella sua pubblicazione “Sulle tracce dei rifiuti” (edita a novembre 2019 e relativa ai dati 2018), è indicato che per ogni abitante sono stati raccolti 31 kg di plastica, 37 kg di vetro e 2 kg di metallo. Questi tre elementi sono quelli che finiscono nella raccolta multimateriale di una civile abitazione e la somma è di 70 kg. La nostra famiglia campione, ha registrato un dato similare, con una produzione leggermente più alta che su base annuale si attesterebbe a circa 78 kg.
Oltre alla quantità prodotta, allarmante è anche il valore di riciclo della plastica. Infatti del totale della plastica raccolto, il 72% è recuperato (22,3 kg), ma di questo valore solo il 49% è destinato al riciclo, mentre il 51% è stata destinato al recupero energetico.
Leggendo meglio i dati, in questo momento vediamo che su 31 kg di plastica raccolta, ne vengono riciclati 10,9 chilogrammi, il 35%. Il restante 65% (20,1 kg) non è riciclabile, ma è destinato al recupero energetico per chi ha inceneritori, oppure alla discarica.
L’impegno sul riciclo della plastica sta crescendo anno dopo anno, ma questi dati che potrebbero sembrare incoraggianti, sono quelli ottenuti da uno dei gruppi più all’avanguardia in Italia in materia di recupero dei rifiuti. E non tutta l’Italia funziona così.
Purtroppo per riciclare la plastica infatti è necessario separare i singoli polimeri: vengono selezionati i principali (le sigle PET, PE, PP) e generati scarti difficilmente riciclabili dai quali è possibile il recupero energetico o la consegna in discarica per sotterro del rifiuto.
Il problema non è certamente di facile soluzione e chi si occupa della gestione dei rifiuti e di tematiche ambientali, spesso si appella anche alla buona condotta civica di ciascuno di noi, che con atteggiamenti più virtuosi, possa concretamente ridurre la quantità di plastica che consuma ogni giorno.
Se ciascuno di noi si impegnasse, si potrebbero infatti ottenere dei risultati. Ad esempio usando per bere una borraccia in metallo per 365 giorni, si potrebbe ridurre il consumo di molte bottiglie di plastica. Ad esempio se consideriamo che in una giornata beviamo in media due bottigliette di plastica da mezzo litro (pensate all’estate!), consumiamo in un anno 728 bottigliette (una pesa circa circa 16 grammi). Possiamo risparmiare 11,65 kg a testa di plastica con il semplice uso di una borraccia in metallo.
Però quante persone volontariamente lo faranno? Probabilmente con importanti campagne di comunicazione si può invogliare più persone a fare questi gesti, ma se riflettiamo che in tempi di Coronavirus le persone hanno continuato ad uscire di casa fregandosene delle regole, sfidando la malattia, sembra davvero utopistico risolvere il problema sull’uso della plastica facendo leva solo sul buonsenso delle persone.
Magari delle regole rigide avrebbero successo, ma il cambiamento richiede modifiche di mercato, abitudini e non sempre noi cittadini siamo disponibili ad accettarle, mentre la classe politica non ha la forza di sostenere delle scelte impopolari.
Altro tema è poi cosa ne facciamo della plastica che raccogliamo con la raccolta differenziata?